Dopo una lunga carriera nell’ambito delle risorse umane come HR manager in aziende di vari settori, a partire dal 2015 Alessandro Ferioli ha intrapreso la strada dell’HR temporary manager. Oggi collabora con Exeo e siamo andati a trovarlo per un racconto in prima persona di questa intrigante professione.
Alessandro, come definiresti la figura dell’HR temporary manager?
È un professionista esperto in grado di intervenire e rispondere rapidamente a un’esigenza aziendale in base a un mandato preciso. Una delle sue doti è quella di entrare subito in sintonia col contesto lavorativo ed essere immediatamente sul pezzo. Si tratta di una professione molto adrenalinica, ideale per chi – come me – non ama la routine. Un lavoro che ti permette di conoscere settori e aziende molto differenti, anche se i problemi alla fine sono ricorrenti.
Quali sono le esigenze più comuni in ambito HR?
Nella mia carriera mi è capitato spesso di sostituire velocemente un responsabile, di essere chiamato a definire un programma di recruiting e onboarding o di realizzare un nuovo regolamento o una analisi di clima. Altri casi tipici riguardano la trasformazione della struttura organizzativa, la scelta del sistema informatico del personale o l’apertura/chiusura di una filiale operativa. Le richieste variano parecchio anche in base alla tipologia di azienda. Nelle multinazionali spesso si parte da una crisi in corso, nelle PMI è più il caso di un evento straordinario come il passaggio generazionale.
Esistono delle differenze sostanziali tra un temporary manager e un consulente?
Sì. A differenza del consulente, il temporary manager si inserisce direttamente nella struttura aziendale, diventa un collega a tutti gli effetti, assume un ruolo da organigramma e ha l’obiettivo di rendere l’ufficio autonomo alla fine del suo mandato. Un aspetto importante è quello di mantenere un equilibrio tra approccio strategico e operativo. Si entra nelle aziende in punta di piedi nel completo rispetto della cultura aziendale. Si ragiona ad alto livello ma poi ci si deve anche “sporcare le mani” con questioni più pratiche. Il temporary manager è in qualche modo un uomo, o una donna, del fare.
Le aziende di norma richiedono una esperienza specifica nel loro settore di riferimento?
L’esperienza maturata in diversi ambiti non è un limite, anzi è una risorsa. Personalmente ho lavorato per aziende Chimiche, Oil&Gas, e in società di servizi, vendita e IT. Essere entrato in contatto con business diversi mi ha allenato alla flessibilità che oggi mi consente di sintonizzarmi velocemente a nuovi contesti. Anche rispetto alle aree di impiego nel mondo HR, magari all’inizio il focus del mandato è sul recruiting ma poi capita di intervenire o gestire la parte di valutazione, formazione oppure amministrativa come buste paghe e cedolini.
Il temporary manager è a completa disposizione dell’azienda e delle sue necessità per un tempo limitato che di norma va dai 6 mesi a 1 anno. Flessibilità di pensiero e velocità di azione sono due aspetti fondamentali per ottenere i migliori risultati.
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